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11 settembre

11 Settembre, una data indelebile

11 settembre

Nella giornata commemorativa degli attentati terroristici avvenuti l’11 settembre 2001, abbiamo avuto l’occasione di confrontarci con l’ex capo redattore del Tg1 Giulio Borrelli, nonché il responsabile della sede Rai di New York nell’anno della tragedia; caratterizzata da una serie di attacchi coordinati contro gli Stati Uniti d’America, sotto l’organizzazione terroristica Al-Qaeda , la quale venne capitanata da un fondamentalista saudita: Osama Bin Laden. Il fondamentalismo islamico si basa sul ritorno alla purezza originaria dell’insegnamento del Corano, non contaminata dalla modernità del mondo; in aggiunta,siamo a conoscenza del valore attribuito alla violenza, la quale viene considerata dai Jihadisti uno strumento utile alla Jihad, intesa come lotta o “guerra santa”; dunque,l’uso della violenza è
legittimato e considerato positivo.
Quella mattina o quattro aerei commerciali furono dirottati con lo scopo di colpire altri bersagli nella città di New York, in particolare la torre nord e quella sud del World Trade Centre, e a Washington, nello specifico verso il Pentagono e il Capital Hill, sede del congresso degli Stati Uniti.
L’ultimo bersaglio fu l’unico ad essere mancato.
Il numero complessivo delle vittime causato dagli attentati è di 2.977, esclusi i 19 dirottatori. Ricordiamo essere, inoltre, 343 i pompieri deceduti durante le operazioni di salvataggio dei cittadini.
Prendendo parte a questo incontro, abbiamo posto domande . Le domande numerose, incentrate sull’evoluzione del fondamentalismo islamico dopo l’11 settembre e sul cambiamento delle modalità di combattere gli attentati, sulla reazione del popolo americano nei confronti delle comunità islamiche, e sulle conseguenze economiche in seguito all’attentato, in quanto sappiamo che due degli aerei impegnati nell’attacco colpirono uno dei simboli più importanti del potere economico per gli Stati Uniti d’America:le torri gemelle.
Sono stati posti anche quesiti inerenti l’importanza della difesa della propria
identità, l’eco che gli attentati ha avuto sulla geopolitica e come gli Stati Uniti si sono impegnati a combattere il terrorismo dopo quell’avvenimento.
Borrelli ci ha risposto complessivamente a tutti i quesiti e ha cercato di farci capire la gravità dell’evento spiegando tutto attraverso il suo punto di vista, parlando di quello che ha vissuto lui in prima persona.
Racconta che quella mattina, sul presto, stava finendo di preparare alcune cose per la trasferta che avrebbe dovuto fare con il presidente degli Stati Uniti allora in carica,Bush, quando sul televisore,improvvisamente, vide ciò che stava accadendo. Decide allora di correre in studio, per cercare di chiarire le motivazioni dell’avvenimento e in quell’esatto istante il secondo aereo si schiantò sulla torre sud del World Trade Center. Già in quel momento la situazione diventò chiara, non poteva trattarsi di una coincidenza, ma di un attacco terroristico ad uno dei centri più importanti degli Stati Uniti.
Borrelli ci racconta che tutti gli aeroporti e il quartiere di Manhattan furono bloccati, nessuno poteva né entrare né uscire: questo per paura che ci fossero altri terroristi intenti a fare ancora del male (ipotesi che fu successivamente confermata, dopo aver scoperto l’esistenza di un filmato che catturava l’esatto momento dello schianto del primo aereo nella torre nord, ma ripreso nei pressi del ponte di
Brooklyn, un’angolazione totalmente differente da quella dei giornalisti che si

trovavano nel luogo del terribile avvenimento, da un uomo facente parte del gruppo terrorista ).
Ciò che Borrelli ha cercato di descrivere molto bene furono gli odori terribili che si sentivano, odori di carne e di acciaio bruciati, unica cosa che non era trasmissibile in tv; attraverso quest’ultima, venivano fatte vedere delle immagini davvero forti, ad esempio persone che si trovavano nei piani superiori a quelli colpiti direttamente dagli aerei, che furono costrette a decidere di morire tra le fiamme o gettandosi dagli altissimi edifici e furono circa un’ottantina a morire così.
La direzione generale di Roma però, non appena vide quelle scene così dolorose e forti, decise di non farle trasmettere.
Borrelli ci parla di come l’11 settembre fu una data molto significativa per gli Stati
Uniti e non solo , una data che sconvolse il mondo, uno spartiacque; questo attacco venne interpretato come un atto di guerra a cui Bush rispose attaccando prima
l’Afghanistan e poi l’Iraq: ciò significava un conflitto tra il fondamentalismo islamico e l’Occidente.
Il presidente americano dichiarò che anche se ci avesse messo molto tempo, avrebbe trovato tutti coloro che avevano assalito il paese.
Le persone che vissero quel tragico evento sulla propria pelle cominciarono a scappare e a correre ovunque, per cercare di mettersi in salvo, prese da un grande panico, ma soprattutto dall’inconsapevolezza di ciò che stava accadendo. Giulio afferma di vedere persone ricoperte interamente di polvere.
Una delle prime testimonianze che raccoglie è proprio quella di un italiano, che riesce a salvarsi miracolosamente dalla seconda torre, in quanto si trovava al 72 esimo piano e l’aereo colpì l’edificio dall’ 81 esimo piano in su.
Purtroppo le conseguenze di questa terribile guerra iniziata in quella fatidica giornata le stiamo pagando ancora oggi; da parte degli americani tutto è stato vissuto come una questione di principio; sappiamo che la presenza americana in Afghanistan terminò solo pochi anni fa, nel 2021, e molti hanno insinuato che essa abbia continuato ad occupare questi territori per assicurarsi petrolio e materie prime.
La curiosità è sorta anche nei confronti delle vittime, con domande volte a sapere qualcosa in più sui passeggeri a bordo degli aerei e sulle persone che si trovavano nei luoghi colpiti, in quanto sappiamo essere numerose le chiamate e le registrazioni lasciate a famiglie e amici. Infine, sono sorte domande anche di tipo personale riguardanti direttamente l’ex giornalista Borrelli, quale stato d’animo ha provato nel cambiare professione, da una di studio e narrazione come quella del giornalista ad una legata alla risoluzione di questioni pratiche, come quella dell’amministratore, oppure domande incentrate a cosa provò lui in quel terribile giorno e come fece a mantenere la calma e la professionalità in una situazione così critica e, soprattutto, di inconsapevolezza.
Per giovani come noi che non hanno vissuto quella terribile data a volte è difficile immaginare cosa si provò quel giorno, è difficile pensare a tutte le famiglie che
videro i propri cari morire ingiustamente e spesso la curiosità si fa spazio dentro di noi e ciò ci permette di indagare e di acquisire consapevolezza, per continuare a far vivere il ricordo di tutte le vittime e per non scordarci mai l’atrocità di tale avvenimento.
Se si chiede a qualsiasi persona, ognuna ricorda cosa stavano facendo in quel preciso istante, in cui per un attimo il mondo si fermò e lasciò spazio solo a strazio e dolore.

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